Futból…*
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...o il cortile. 


A seconda dell'ora si trasformava in luogo di ricreazione, spazio per lo svolgimento delle ore di educazione fisica, arena per gli avvenimenti sportivi, parcheggio per gli autobus o ritrovo della partenza per le vacanze e i viaggi: il cortile del Posto ha lasciato un segno in tutti noi. A me ha lasciato tre punti sulla testa mentre giocavo in porta quando ero alle medie.

Verso l'una del pomeriggio era un piacere ogni giorno vederlo popolarsi di centinaia di ragazzini che incrociavano partite di calcio globali, su campi virtualmente infiniti delimitati dal muro di cinta  che ci separavano dai palazzi circostanti.
Era tutto sterrato, tranne l'isola asfaltata del campo da basket.

Sul tetto del Posto c'erano delle grandi terrazze dove venivano stese le tovaglie e le lenzuola del convitto ad asciugare. Quando pioveva si andava a giocare li se no ci andavano le ragazze che, talvolta, ci guardavano giocare dall'alto. Per noi era un po' come avere un pubblico particolare, soprattutto se a guardarci c'era la nostra favorita che, ovviamente nella maggior parte dei casi, ignorava sia noi sia il nostro sentimento nei suoi confronti.

Quando eravamo davvero piccoli alcune partite del campionato di calcio della scuola si svolgevano proprio li, nel cortile, oppure in un prato a lato della scuola (dove in seguito hanno costruito una serie di palazzi). Tutto ciò avveniva sempre sotto l'occhio vigile di Molinari, un pavese che svolgeva il doppio ruolo di segretario in amministrazione e, nelle pause,quella di arbitro. Generazioni di fanciulli milanesi lo hanno conosciuto come il temibile fischietto della scuola.

Nel corso degli anni i campionati di calcio scolastici si disputarono, nell'ordine, appena fuori dal cancello, a destra del cortile, dove c'era un grande campo in mezzo ai palazzi, poi al campo Kennedy dietro la rimessa dell'ATM e, infine, nel campo della (...) di fronte all'ospedale militare di Baggio in via Forze Armate (si veda la foto in calce).

Come calciatore ho sempre fatto abbastanza schifo quindi partecipavo come riserva (o come portiere) ma seguivo la squadra con grande fervore. In classe c'erano elementi bravi che, molto spesso, preferivano militare nelle squadre di altre classi, decisamente più forti della nostra. Era il caso di quel paraculo di Rogate che, quasi sempre, ha giocato nella squadra di suo fratello maggiore. Questo fino al 1977, l'anno che ci portò in quarta, quando, dietro forti pressioni interne alla classe, venne schierata una formazione che, a nostro avviso, era di tutto rispetto.
Era composta nel modo seguente (come da foto di apertura):

Da sinistra in piedi: don Invernizzi (allenatore dello spirito o Uomo dall'Accendino d'oro), Rogate, Sguzzetti, Moretti, Fabietto
"accasciati": Gianni, Adelmo, Marcofarina, Infanick e Bossi che, per distinguersi e per risparmiare, pensò bene di farsi confezionare la maglia con la diagonale rossa nel verso sbagliato.

Questo tipo di immagini, stampate in bianco e nero, venivano riportate su Scuola e Vita, periodico trimestrale della scuola, che veniva distribuito quasi contemporaneamente alle pagelle. La squadra, comunque, non ricordo vinse nulla ma ci lasciò questa bellissima foto come ricordo.

Marcofarina (una parola sola) detto la serpe, ancora oggi, si picca di essere un grande intenditore di calcio e, a dispetto del suo aspetto trasandato e dimesso, ci prende davvero.
Spesso, il sabato o la domenica sera, a seconda di come fa piacere a quelli di Sky, viene da me a vedere la partita, talvolta insieme a Bonanza. Noi lo prendiamo per il culo in modo continuo per tutte quello che fa e che dice (e lui sotto sotto s’incazza) ma commentando la partita ci prende praticamente sempre e ci anticipa le mosse dell'allenatore. Io e Bonanza siamo tentati di creare un team dove lavora solo lui e noi gli facciamo da agenti e procuratori. Prima però deve imparare di nuovo a leggere e a scrivere per superare i test a Coverciano...

Tra i grandi intenditori di "pallone" ricordiamo Sguzzetti, con parenti come Benito Lorenziin qualche modo affiliati all'Inter, Rogate, forse il più bravo della scuola, Infanick e Fabietto, tifosi milanisti, che ancora oggi si ritrovano pedissequamente ogni domenica per seguire la squadra del cuore sempre rispettando lo stesso rituale dai tempi di Franco Baresi: Moretti, detto anche il Lingua per le dimensioni dell'organo che ha in bocca, avrebbe voluto far parte del ristretto gruppo ma, essendo interista, ne fu escluso all'origine. Marcofarina, detto Ciccio o il Maradona della Brianza, sembra, dagli ultimi ricordi tornati a galla, fosse anche lui molto bravo con il pallone. Se qualcuno ha ricordi diversi è pregato di farsi avanti e raccontare tutto.

Per la gioia di Cinzia, faziosissima tifosa del Milan, e per l'orgoglio di Fabietto – oltre che per dovere di cronaca, ecco pubblicata la foto che lo ritrae con un signore che, per essere miliardario già all'epoca, aveva un gusto pessimo nel vestirsi.

fabiofranco

13 giugno 1978, Fabio scopriva l'onanismo dopo aver posato vicino a colui che sarebbe divenuto uno dei più grandi giocatori italiani di tutti i tempi: Franco Baresi. Guardando questa foto Nicola, invece, si tocca ancora adesso...
Che ci crediate o no, l'uomo indicato dalla freccia rossa è proprio l'ineffabile Molinari, miseramente tagliato nella foto.

 

* Il titolo dell'articolo è preso in prestito da uno splendido libro di Osvaldo Soriano (ed. Einaudi) che tutti quelli che si piccano di capirne di calcio dovrebbero leggere una volta nella vita.

campettocalcio

Qui è dove giocavamo i nostri Campionati di calcio della scuola... Adesso c'è l'erba e tutta una serie di "servizi accessori" che , ai tempi nostri, ci sognavamo tipo le reti nelle porte e gli spogliatoi. L'unico vantaggio era che il campetto stava proprio di fronte all'Ospedale militare: just in case... A quei tempi San Siro (in alto a destra) non aveva ancora né la copertura né il terzo anello.

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Solo qualche anno prima della demolizione erano state create delle aree per il giuoco del calcio e del basket in modo serio, come si può vedere dala foto aerea che ritrae "il posto" un paio di anni prima della demolizione.

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